Biografia

Gemma Galgani

“Se tutti gli uomini si studiassero di amare e conoscere il vero Iddio, questo mondo si cangerebbe in un paradiso”

— Gemma Galgani

Infanzia. 

Santa Gemma è la prima grande mistica e stimmatizzata del secolo ventesimo. Nacque la sera del 12 marzo 1878. I suoi genitori furono Enrico Galgani ed Aurelia Landi, dimoranti a Borgo Nuovo, provincia di Lucca. Fu battezzata l’indomani della nascita col nome di Gemma. Significativo il nome, perché Gemma significa «perla preziosa».  Dopo un mese dalla nascita la famiglia si trasferì a Lucca.  In pochi Santi il soprannaturale è così frequente come nella vita di Santa Gemma. Santa Teresa del Bambino Gesù diceva: Io penso a Gesù, parlo di Gesù, sono innamorata di Lui, eppure mi meraviglio di non averlo mai potuto vedere, neppure nel sogno. Come mai questa differenza di condotta di Gesù con le anime? Gesù ha differenti disegni sulle singole anime, secondo la missione che loro affida. 

Diamo inizio alla storia. 

La piccola Gemma cresceva ed aumentava sempre più l’attaccamento alla madre. Preferiva stare in braccio alla madre o vicino a lei. La signora Aurelia era ammalata piuttosto gravemente.  Dice la Santa: Ero piccina sotto ai sette anni e la mamma era solita prendermi in braccio e, nel farlo, più volte piangeva e mi ripeteva: Io sono ammalata e dovrò morire; ti dovrò lasciare. Se io potessi condurti con me, ci verresti? Io non capivo e piangevo perché vedevo piangere la mamma. Un giorno le chiesi: E dove si andrebbe? Mi rispose: In Paradiso, con Gesù e con gli Angeli. Io le soggiunsi: Sì! voglio venire con te! Non voglio staccarmi da te. La malattia della mamma si aggravava sempre più. Un giorno Gemma era alla Messa e verso la fine era afflitta pensando alla mamma. Poi disse fra se: Ora ritorno a casa, perché non voglio che la mamma muoia senza portarmi via con se. In quel momento una voce misteriosa le disse: Gemma, vuoi tu dare a me la tua mamma?  Sì rispose Gemma. Ma dovete prendere anche me. No, rispose la voce. Dammi volentieri la mamma tua. Tu per ora devi rimanere col babbo. Io la porterò in Paradiso. Me la dai volentieri? Sì!  rispose Gemma.  Continua la Santa: Passarono ancora due mesi ed io non sapevo staccarmi dalla mamma. Mio padre temeva che io morissi prima della mamma per il dolore ed un giorno mi condusse via da casa e mi consegnò ad un fratello della mamma, che non abitava a Lucca; poi seppi che la mamma era morta. Gemma aveva un fratello di nome Gino; gli voleva tanto bene. Il giovanetto voleva diventare Sacerdote. Entrò in Seminario, indossò la veste chiericale e dovette ritornare in famiglia per un forte malessere. Gemma l’assisteva amorosamente e avrebbe voluto morire con lui. Il fratello mori e Gemma, non potendo morire con lui per andare in Cielo, chiese un giorno a Gesù dopo la Santa Comunione: Gesù, perché non mi prendi e mi porti in Paradiso? Figlia mia, le rispose Gesù, nel tempo della tua vita ti darò tante occasioni di merito maggiore, raddoppiando in te il desiderio del Cielo e sopportando con pazienza la vita che ti preparo. -La vita mistica non distrugge i difetti tutti in una volta, ma a poco a poco, finché si acquista una soda virtù. Una volta le regalarono un orologio d’oro con la catena ed essa sentì l’istinto di metterselo addosso ed uscire da casa per farlo vedere agli altri. Quando ritornò in casa, le apparve il suo Angelo Custode dall’aspetto molto serio e le disse: Gemma, ricordati che i gioielli preziosi che abbelliscono una sposa di un Re Crocifisso, sono le spine e la Croce.  Gemma ebbe paura del rimprovero dell’Angelo e poco dopo riflettendo su quelle parole, fece un proponimento: Per amore di Gesù e per piacere a Lui, non porterò più gioielli e neppure parlerò di cose che sanno di vanità. Coi bisognosi.  Nel cuore di Gemma si era radicato l’amore verso i poveri ed ogni volta che usciva da casa, voleva dal babbo danari per fare la carità; se qualche volta il babbo glieli negava, portava da casa pane, farina ed altre cose. Quando i poveri venivano in casa, dava l’elemosina più abbondante. I poveri, quando la vedevano, le andavano incontro, sperando al solito qualche offerta. Siccome nel suo amore verso i bisognosi non sapeva moderarsi e dava anche della biancheria, il Confessore le proibì questa forma di carità non moderata. Da ragazzetta intelligente capì un lato debole del babbo, il quale, quando la vedeva piangere, l’accontentava. Se voleva qualcosa e prevedeva che il babbo sarebbe stato restio, piangeva ed interrogata perché piangesse, rispondeva: Desidero la tale cosa e subito veniva accontentata. 

Prima Comunione. 

Santa Gemma ricevette la Cresima all’età di sette anni; dopo poté fare la Prima Comunione.  Fu ben preparata a ricevere Gesù dalle Suore di Santa Zita, frequentando le scuole presso queste Religiose.  Desiderando conoscere nei particolari la Passione di Gesù Cristo, domandò ad una Suora, Suor Camilla, di parlare spesso della Passione di Gesù. La Suora una sera s’intrattenne per circa un’ora con lei, descrivendo i patimenti di Gesù; Gemma provò tanto dolore e compassione che le venne anche la febbre, per cui l’indomani dovette stare a letto.  Dopo una seria preparazione alla prima Comunione, il 19 giugno 1887, domenica, dopo la festa del Sacro Cuore, ci fu l’incontro amoroso con Gesù Re dei Cuori.  Così diceva Gemma al suo Direttore Spirituale: Appena mi comunicai, Gesù si fece sentire forte forte alla misera anima mia. Quanta gioia! Compresi in quel momento che le delizie del Cielo non sono come quelle della terra. Mi sentii presa dal desiderio di rendere continua quell’unione con il mio Dio; mi sentivo sempre più staccata dal mondo e sempre più disposta al raccoglimento. Fu quella mattina stessa che Gesù mi dette il desiderio forte di essere Suora.  Gesù lavorava densamente in quell’anima prediletta e le suscitò nel cuore un immenso dolore dei suoi peccati, che in realtà non erano stati altro che difettucci infantili. Conservò l’innocenza battesimale, perché mai commise una sola mancanza grave. Gesù le suscitò un grande amore a Lui Crocifisso. Il desiderio della Santa fanciulla era di ricevere Gesù e di conoscere la sua Passione. Questo desiderio crebbe tanto che domandò ed ottenne dalla maestra, che ogni qual volta avesse meritato dieci per lo studio, le avrebbe spiegato qualche tratto della Passione di Gesù. Quattro anni la Santa stette presso queste Suore. Intanto la sua salute era deperita assai. Ebbe grande dolore al piede per una carie ossea ed il male le si aggravò per esserle caduta sul piede una panca. Fu necessario l’intervento chirurgico. L’operazione fu dolorosissima e la Santa la sostenne con tale pazienza da destare l’ammirazione degli stessi medici. 

Sofferenze. 

Il padre di Gemma fu colpito da grave malattia e dopo non molto rese l’anima a Dio. La Santa sopportò questa disgrazia assai tranquilla, si rassegnò al volere di Dio e cosi pregò: Tu, o Signore, fammi da Padre Celeste e da padre terreno. Dopo la morte del padre la famiglia rimase senza mezzi e Gemma per alcuni mesi fu presa in famiglia da una zia; poi ritornò a casa sua a Lucca. Qui si ammalò in modo preoccupante; i medici dissero che la malattia era spinite e che loro non trovavano la maniera per guarirla. Per conseguenza Gemma stava a letto, sempre in una posizione. Era afflitta perché non poteva andare in Chiesa; però un Sacerdote le portava la Santa Comunione in casa.  Una sera, stanca di quella malattia, chiese a Gesù perché la facesse stare così ammalata. L’Angelo Custode le rispose: Se Gesù ti affligge nel corpo, fa questo per purificarti sempre più nello spirito. Quindi, sii buona! Una mattina dopo la Comunione, siccome la Santa si lamentava per i disturbi che dava in famiglia con la sua malattia, Gesù le disse un po’ fortemente: Tu sei un’anima debole e ti affliggi per la confusione che provi nell’aver bisogno del soccorso altrui. Se tu fossi morta a te stessa, non saresti così inquieta: Gemma sentiva nell’anima un insistente desiderio di entrare in qualche convento come Suora. Non le fu possibile essere accettata dalle Suore e neppure dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, sempre a motivo della sua debole salute. Cresceva negli anni ed i disturbi corporali non le mancavano quasi mai. Avendo conosciuto Padre Germano, Passionista, le venne il desiderio ardente di essere Suora Passionista e scrisse a Padre Germano: Mi aiuti e mi faccia Passionista. Muoio dal desiderio di essere Passionista; ma temo di non essere accettata, perché dicono che io abbia la malattia dell’isterismo ed anche perché sono senza nulla; senza babbo e senza mamma e sono senza quattrini. Ho una cosa sola: Il desiderio grande di farmi Passionista. Si tentò a Lucca di fare un convento di Suore Passioniste e per tanti ostacoli non si riuscì.

San Gabriele dell’Addolorata. 

Nella vita tutto è provvidenziale; anche le cose che sembrano insignificanti servono a Dio per attuare i suoi disegni amorosi. Un esempio l’abbiamo nel fatto che stiamo per narrare. La Santa durante la malattia riceveva delle visite. Una signora fu da Dio ispirata a portarle un libro. Disse a Gemma: Tengo un libro ed ho pensato di prestarlo a te affinché lo legga. La Santa rimase indifferente; non rifiutò il libro, ma lo prese di mala voglia. L’amica glielo pose sotto il guanciale. Passato qualche tempo, Gemma volle dare uno sguardo al contenuto del libro. Era la storia del Venerabile, ormai Santo, Gabriele dell’Addolorata, Passionista.  Gemma rimase così attratta da quella lettura, sino a piangere; e dopo aver letto il libro una volta, lo rilesse altre volte. Allorché l’amica andò per richiedere il libro, Gemma la pregò di lasciarglielo; siccome l’amica insisteva per averlo, la Santa cominciò a piangere dirottamente, pregandola di lasciarle il libro. L’amica si commosse e rispose: Te lo lascio ancora per qualche tempo. Poi verrò a riprenderlo. La malattia di Gemma ingigantiva e poteva dirsi malattia mortale. Stando a letto, poteva facilmente pregare e meditare; specialmente rifletteva molto sulla vita di San Gabriele e teneva sotto il guanciale la sua immagine. Una sera le apparve San Gabriele dicendole: Sorella mia, invece di guardare la mia immagine, sono venuto io direttamente a farti visita. Santa Gemma lo vide in abito bianco; ma poi il Santo aprì l’abito bianco e si fece vedere vestito a nero come i Passionisti. Diceva San Gabriele mettendo la mano sulla fronte di Gemma: Verrò altre volte a visitarti per confortarti e consigliarti. Gemma si legò talmente a questo Santo da chiamarlo sempre Fratel Gabriele, dato che da lui era stata chiamata «sorella mia». Per parecchi mesi Fratel Gabriele non si fece vedere. Si era nel 1898; la Santa era stanca di stare sempre a letto e desiderava guarire o andare in Cielo con Gesù.

Malattia mortale. 

Nel febbraio 1899 i medici credevano che fosse prossima alla morte, in quanto trovarono un tumore al cervello ed era impossibile operarla per l’estrema debolezza dell’inferma. Ricevette il Viatico.  Una Suora le consigliò di fare una novena in onore di Santa Margherita. La Santa fece la novena tre volte; verso la fine delle novene ebbe la visita di San Gabriele. Pregarono insieme. Fratel Gabriele le disse: Vuoi guarire? Gemma rispose: Sì! San Gabriele continuò: Tu guarirai. Prega con fede il Cuore di Gesù. Io verrò a visitarti ogni sera e pregheremo insieme. La terza novena terminava il primo venerdì di marzo. Gemma volle il Confessore; si confessò e fece la Comunione. Gesù, dopo la Comunione, le domandò: Vuoi guarire? La grazia è fatta. Sei guarita. Io mi do tutto a te e tu sarai tutta mia! Dopo di ciò, passarono due ore e Gemma si alzò da letto; quelli di casa piangevano per l’allegrezza e la Santa pure era contenta, non tanto per la salute riacquistata, ma per quello che Gesù le aveva detto. Dopo la guarigione il Suo Angelo Custode le disse: Ora comincio a farti da maestro e guida e quando commetterai qualche mancanzuccia ti riprenderò. Ma se tu non sarai buona, io non mi farò più vedere da te. Tu devi stare bene alla presenza di Dio, per adorarlo nella sua infinita bontà, nella sua infinita Maestà, nella sua infinita misericordia ed in tutti i suoi divini attributi. Una mattina Santa Gemma voleva comunicarsi, ma non era possibile avere un Sacerdote. Gesù la comunicò Lui stesso direttamente e le disse: Gemma, che cosa mi dici? … Non ti commuovi nemmeno?  O Gesù, ma come, tu perfettissimo, santissimo, ami chi e freddezza ed imperfezione?  Smanio di unirmi a te ogni mattina. Io sono un Padre, uno Sposo geloso; mi sarai tu, figlia, sposa fedele? …

Il Direttore Spirituale. 

Nella vita spirituale chi vuole progredire, ha bisogno di una guida; d’ordinario è guida il Confessore. Oltre al Confessore può esserci il Direttore Spirituale. Per le anime mistiche e privilegiate, non è facile trovare il vero Direttore Spirituale. Santa Gemma nei primi anni del suo stato mistico aveva come guida il solo Confessore, che le faceva da Confessore e da Direttore Spirituale, il quale in seguito divenne Vescovo di Lucca. Era Monsignor Volpi; però questi non aveva la luce per comprendere appieno Santa Gemma. Allora Gesù stesso le scelse il Direttore Spirituale. In una visione Gesù le presentò un Sacerdote, coi capelli bianchi, vestito da Passionista, il quale teneva le mani giunte e pregava. Gesù le disse: Figlia mia, conosci quest’uomo? No!  Vedi, costui sarà il tuo Direttore Spirituale e sarà quello che conoscerà in te, misera creatura, l’opera infinita della mia misericordia. Un giorno la Santa vide per caso un piccolo ritratto ed era appunto quel Sacerdote che aveva visto davanti a Gesù. La Santa pregava ogni giorno per lui e desiderava averlo con sé, ma pareva che fosse impossibile.  Gesù dopo alcuni mesi fece andare da lei il Sacerdote, che era Padre Germano, il quale aveva la dimora a Corneto Tarquinia. L’incontro di Gemma con Padre Germano fu a Lucca ai primi di settembre del 1900. 

Le Stimmate. 

Quando Gesù sceglie un’anima per una missione particolare e la mette nello stato mistico, suole renderla in qualche modo simile a se e le dà i segni ed i dolori della Passione.  Santa Gemma ricevette questi segni, o stimmate.  Ascoltiamo la narrazione che fece la Santa del suo fenomeno delle stimmate. Il giorno dell’ottava del Corpus Domini e vigilia della festa del Sacro Cuore, 8 giugno 1899, dopo la Comunione Gesù mi disse: Questa sera riceverai una grazia grandissima. Alla sera tutto ad un tratto sentii un interno dolore dei miei peccati, ma lo provai così forte che non l’ho più sentito così. Quel dolore mi ridusse quasi fossi per morire. Qui si fa notare che quanto sono più grandi i favori che Dio fa ad un’anima, tanto maggiore è la cognizione che le dà della propria indegnità e miseria.  Prosegue la Santa: Dopo questo dolore dei miei peccati, mi sentii raccogliere tutte le potenze dell’anima. Al raccoglimento interno seguì subito il rapimento dei sensi ed entrai nello stato di estasi. Mi trovai dinanzi alla Madonna, che aveva alla sua destra il mio Angelo Custode, il quale mi comandò di recitare l’atto di dolore. Appena io l’ebbi terminato, la Madonna mi rivolse queste parole: Figlia, in nome di Gesù ti siano rimessi tutti i tuoi peccati. Il mio Figlio Gesù ti ama tanto e vuole farti una grazia. Saprai tu rendertene degna? Io ti sarò madre. Ma tu ti mostrerai mia vera figlia?  La Madonna aperse il manto e con esso mi ricopri. In quell’istante comparve Gesù, che aveva tutte le ferite aperte; ma da quelle ferite non usciva più sangue; uscivano delle fiamme di fuoco, che in quel momento vennero a toccare le mie mani, i miei piedi ed il cuore. Mi sentii morire e sarei caduta a terra, ma la Madonna mi sorresse, tenendomi sempre sotto il suo manto. Dopo mi baciò sulla fronte e tutto disparve. Mi trovai in ginocchio a terra; mi alzai per mettermi sul letto e mi accorsi che da quelle parti toccate dalle fiamme delle Piaghe di Gesù usciva del sangue. Mi coprii alla meglio quelle parti e poi, aiutata dal mio Angelo Custode, potei montare sul letto. Quei dolori invece di affliggermi mi recarono una pace perfetta. L’indomani mattina a stento potei andare a fare la Comunione e misi un paio di guanti per nascondermi le mani. Non potevo reggermi in piedi; ed ogni momento credevo di morire. Quei dolori mi durarono sino alle ore tre del pomeriggio del venerdì. Il prodigio delle stimmate avvenne in Via del Biscione, numero tredici, dove prima Gemma abitava. La via oggi è chiamata Via S. Gemma Galgani.  Ogni giovedì, verso le ore venti della sera, si ripetevano i soliti dolori. Il suo Confessore, Monsignor Volpi, conoscendo i fenomeni straordinari di Gemma, fenomeni che si ripetevano più volte al giorno e specialmente al giovedì ed al venerdì, non era tanto convinto di ciò che gli diceva Gemma ed ordinò alla Santa: Ti proibisco le cose straordinarie che ti capitano al giovedì ed al venerdì. Gesù per un poco obbedì a quanto aveva proibito il Confessore; ma dopo i fenomeni ritornarono come al solito, come prima e più ancora di prima.  Monsignor Volpi un giorno disse che se Gesù non gli avesse fatto vedere le cose chiare, non avrebbe creduto ai fenomeni straordinari. Era rimasto colpito dal fenomeno delle stimmate e volle andare a fondo al fenomeno, cioè far visitare dal medico le mani, i piedi ed il cuore di Gemma. L’otto settembre del 1900, venerdì, sarebbe andato da Gemma per fare con lei l’Ora di Guardia al Sacro Cuore, verso le due del pomeriggio.  Gesù disse alla Santa: Monsignore, se vuole, può venire, ma venga da solo; altrimenti non sono contento e non farò vedere nulla. Santa Gemma avvisò Monsignore, il quale andò a trovarla, mentre era già in estasi, in compagnia di un medico. Costui prese la catenella con l’acqua ed un po’ di tela ed alla presenza di Monsignor Volpi cominciò a pulire le ferite. Come per incanto sparirono le ferite ed il sangue che grondava dalla testa ed il corpo della Santa apparve normale. Il medico esclamò: Vedete, Monsignore; questo fenomeno delle stimmate è un effetto isterico, perché gl’isterici hanno bisogno di versare sangue e se lo procurano da sè o con uno spillo o con altra cosa. La stessa sera ritornarono a Gemma le stimmate ed allora la signora Cecilia Giannini fece accompagnare Gemma da Monsignor Volpi per fargli vedere le piaghe. Gesù disse alla Santa: Se Monsignore fosse stato solo, non sarebbe capitato quanto è già avvenuto.   

Angelo e demonio. 

Santa Gemma ebbe il dono di vedere il suo Angelo un numero sterminato di volte; le faceva da maestro e da guida, la riprendeva quando faceva qualche cosa che non fosse esatta, le insegnava a parlare poco ed a stare degnamente alla presenza di Dio. Quando essa non eseguiva esattamente i suggerimenti dell’Angelo Custode, veniva rimproverata e l’Angelo le diceva: Se tu non sei buona, io non mi farò più vedere da te. Quando la Santa soffriva molto, l’Angelo andava spesso a visitarla, prendendo forma umana, e le metteva la mano sulla fronte. Ma come aveva tanto interessamento l’Angelo Custode, così anche il demonio faceva la sua parte. Quando la Santa soffriva assai, il demonio le diceva: Ascolta me! Io non ti faccio soffrire; ti posso aiutare in tutti i modi. Tu preferisci stare alla dipendenza di quel tale che morì in Croce e quindi ti tocca soffrire molto. Un giorno la Santa volle andare in Chiesa per l’Ora Santa. Si accorse che dietro a lei veniva un uomo, che la seguiva frettolosamente. La Santa entrò in Chiesa e quell’uomo sparì. Quel giorno voleva confessarsi e vide che il Confessore era il demonio e le disse: Se tu disubbidisci, non fai nulla di male. Non fare più tutte le penitenze che hai l’abitudine di fare. La Santa si meravigliava di ciò che diceva il Confessore. Quando uscì dalla Chiesa, quell’uomo, che era il demonio, la seguì di nuovo. Giunta a casa, le apparve Monsignor Volpi ed anche il Crocifisso. Quell’immagine del Crocifisso, come le disse in seguito Gesù, era il demonio. Santa Gemma, saputo ciò, domandò a Gesù come comportarsi nelle apparizioni per distinguere Gesù o il demonio. La risposta fu: Nelle varie apparizioni dici: Benedetto Gesù e Maria! Dice la Santa: Ho detto questa invocazione più volte, anzi sempre; quando è il demonio, non mi risponde ed allora capisco che e lui e se ne parte. Se mi appare Confratel Gabriele, da se stesso proferisce queste parole prima di me. Anche Gesù non manca di ripeterle. 

Manoscritto prezioso. 

Padre Germano per conoscere bene lo stato mistico di Gemma ed affinché non venisse tralasciato nulla di quanto avveniva in lei, le disse: Scrivi tutto ciò che ti è capitato in vita, comprese anche le tue mancanze. Sarà come una specie di Confessione generale. Poi mi consegnerai lo scritto. La Santa, aiutata dall’Angelo Custode, che le ricordava tante cose, poté scrivere i punti, salienti della sua vita. Lo scritto non era una vera Confessione, difatti qua e là scriveva la Santa: Reverendo Padre, certe cose poi gliele dirò in Confessione. Quando il quaderno fu completato e la Santa pensava di farlo avere a Padre Germano, il quaderno spari. La Santa informò Padre Germano che il quaderno era scomparso per opera diabolica. Padre Germano fece l’esorcismo a distanza ed ordinò al demonio di ridare il quaderno a Gemma. Il demonio arrabbiato sfogliò il quaderno, pagina per pagina, lasciando come affumicate le parole scritte da Gemma e bruciacchiando anche delle pagine. Il quaderno attualmente si trova a Roma, nella Postulazione dei Passionisti, presso la Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Ai visitatori è permesso vedere il quaderno, come l’ha visto e toccato l’autore di questo libro.

Le due corone. 

Naturalmente si sente l’istinto verso ciò che fa piacere. La sofferenza invece non attrae e si richiede la grazia di Dio per sopportarla con merito.  Gesù, scegliendo qualche anima con predilezione, vuole che essa gli dimostri l’amore con l’abbracciare generosamente la sofferenza. Un giorno apparve a Gemma l’Angelo Custode, che teneva in mano due corone; una era di spine, fatta a guisa di cappello, e l’altra era fatta di gigli bianchissimi. La vista dell’Angelo le cagionò un po’ di paura, ma poi le cagionò allegrezza. L’Angelo e Gemma adorarono la Maestà di Dio e poi dissero a gran voce: Viva Gesù! » L’Angelo chiese a Gemma: Quale corona vuoi? Gemma non voleva rispondere, perché il suo Direttore Spirituale glielo aveva proibito. L’Angelo insisteva che era il Direttore Spirituale che lo mandava e per darle un segno che veramente era lui che lo mandava, la benedisse nella maniera con cui soleva benedirla Padre Germano.  Allora Gemma rispose all’Angelo: Io scelgo quella di spine. L’Angelo gliela pose sulla testa e poi sparì. La Santa allora cominciò a soffrire nelle mani, ai piedi ed al capo; poi il dolore si sparse in tutto il corpo, perché vennero i forti colpi della flagellazione. Trascorse la notte in quel modo. Non poteva più reggersi. In un dato momento ritornò l’Angelo e la fece stare bene, dicendole che Gesù aveva avuto compassione di lei perché era piccina.

Momenti arcani. 

Padre Germano voleva che Gemma scrivesse quel che vedeva e sentiva nell’anima quando le appariva Gesù. Dice la Santa: Quando vedo e sento Gesù, vedo la luce, un bene immenso, la luce infinita che nessun occhio umano può vedere, una voce che nessuno può udire e che si fa sentire al mio spirito; mi sento come se fossi fuori di me, in una pace, in una grande tranquillità. Mi sento come attrarre da una forza, ma è una forza dolce; quando poi mi trovo nella pienezza della dolcezza, perché sento di possedere Gesù, dimentico di essere nel mondo; sento che la mente è piena e non ha altro da desiderare; il cuore non cerca più nulla, perché ha con sé un bene immenso, che a nessun altro bene può assomigliare, un bene senza misura ed e Gesù che mi riempie.  

Cecilia Giannini. 

Gemma, dopo la morte dei genitori, fu ricevuta in una famiglia patriarcale, in cui c’erano dodici figli e Gemma fu considerata la tredicesima figlia. In quella famiglia viveva la Signora Cecilia Giannini, donna di grandi virtù che ebbe per tre anni tanta cura di Gemma, da esserle madre e maestra. L’Angelo Custode della Santa fece di questa donna un magnifico elogio, dicendo che nessuno meglio di lei avrebbe potuto fare le sue veci. Padre Germano si serviva della signora Giannini per essere informato di tutto ciò che accadeva a Gemma. La Santa le si era tanto affezionata da chiamarla «mamma».  Tante notizie di Santa Gemma sono passate alla storia per le deposizioni fatte dalla Giannini. 

Ordine strano

Monsignor Volpi, seguendo gl’insegnamenti di San Paolo della Croce, per eludere gl’inganni del demonio davanti alle apparizioni, disse a Gemma: Disprezza le apparizioni. Io te lo comando. Quando senti o vedi immagini di Gesù o di Maria, manda uno sputo contro di loro, intendendo disprezzare il demonio che ti vuole ingannare. A questi atti di disprezzo compiuti da Gemma per ubbidienza non si offendevano né Gesù, né la Madonna e né gli Angeli ed i Santi che le apparivano, che anzi le davano segni di gradimento. Un giorno le apparve l’Angelo Custode e la Santa gli diede uno sputo, cercando di respingerlo. L’Angelo non si allontanò, anzi dove cadde lo sputo ai piedi dell’Angelo, apparve una rosa bianca, sulle cui foglie stava scritto a lettere d’oro: «Dall’amore tutto si riceve».  Dice la Santa: Povero Gesù! Alcune volte gli ho sputato in faccia e Lui stava buono buono, mi guardava, sorrideva e mi accarezzava.

Le Lettere. 

Il volume «Lettere di Santa Gemma» è ricco d’insegnamenti ed e bene riportarne dei brani.  Il Direttore Spirituale dimorava molto lontano da Lucca; Gemma aveva bisogno di essere assistita spiritualmente e, non potendo ciò essere possibile, si serviva delle lettere. Scriveva per suggerimento dell’Angelo Custode ed alla presenza di lui. Lo stesso Angelo, in maniera misteriosa, portava subito le lettere a Padre Germano senza l’aiuto della posta.

I peccatori. 

Chi ama Dio, ama anche il prossimo e s’interessa specialmente delle anime bisognose. Una notte Gemma, per essere più libera, così scrisse a Padre Germano: Ecco come mi sento verso il mio caro Gesù! Il mio spirito è pronto, ma il mio corpaccio è debole. Quando penso a Gesù, sono invasa dal suo amore. Chi potesse avere un suo sguardo solo, potrebbe provare la felicità. Quanta forza, quanto vigore si sentirebbe! Io sento che farei ogni cosa per Gesù, pur di vederlo contento. Per Lui il più grande tormento lo sopporterei. Darei ogni goccia del mie sangue volentieri per accontentarlo e per impedire che tanti poveri peccatori l’offendano.  Vorrei che in questo momento la mia debole voce arrivasse sino ai confini della terra e che tutti i peccatori m’intendessero. Vorrei gridare: Cattivi peccatori, preferite strapazzare Gesù, anziché essere strapazzati voi stessi? Come è afflitto Gesù in certi tempi! Non si può proprio resistere a vederlo soffrire! Ma quanti sono quelli che lo compatiscono? Assai pochi! Ma come fare a vederlo soffrire e non aiutarlo? L’altra notte Gesù mi fece vedere due anime: una era in grazia di Dio. Come era bella! Era tutta luce, tutta come il sole e non so come descriverla. L’altra anima era in disgrazia di Dio. Che spavento! Aveva intorno tante bestie. Era brutta. Che paura! Non so come descriverla. Poveri peccatori! Con l’aiuto di Dio non voglio commettere alcun peccato, né grave ne piccolo; se grave, vorrei piuttosto mille volte morire; se veniale, anche per questo vorrei morire, anziché commetterlo.

L’uccellino e la Lettera. 

Tutti abbiamo un Angelo Custode; ma il poterlo vedere è una grazia straordinaria. Santa Gemma era con frequenza a contatto col suo Angelo Custode e con altri Angeli. Li vedeva, li ascoltava ed anche li interrogava. Riguardo all’aiuto che riceveva per fare arrivare a Padre Germano le lettere per mezzo dell’Angelo Custode, è utile sapere ciò che il Canonico Giuseppe Guerri, reggente della Dataria Apostolica, afferma, cioè la confidenza ricevuta da Padre Germano personalmente: Una mattina d’inverno un uccellino picchiava con le ali alla finestra di Padre Germano, ch’era a Roma, e dal becco lasciava cadere sul davanzale una lettera di Gemma, «Lettera urgente», alla quale Padre Germano rispondeva subito, posando poi sul davanzale della stessa finestra la sua lettera, che l’uccellino si affrettava a prendere per portarla a destinazione. Questo episodio si ripeté più di una volta. 

L’Angelo di Padre Germano. 

La prima volta che Padre Germano andò a trovare Gemma a Lucca, fu ai primi di settembre 1900.  Dopo che il Reverendo partì, la Santa rimase in compagnia degli Angeli; erano quattro. Dice la Santa, scrivendo a Padre Germano: Il suo Angelo Custode la mattina viene a svegliarmi e la sera viene pure a benedirmi. Volevo scriverle già da ieri, ma non avevo né carta né denari per spedire la lettera e non volevo dirlo ad alcuno. La carta l’ho presa dal Signor Lorenzo e poi consegnai la lettera al Suo Angelo Custode, il quale mi ha promesso di farla avere a lei. Quando lei vuol mandarmi qualche lettera, si serva del suo Angelo Custode; come faccio io, e così lei non spende quattrini. Quanto è buono il suo Angelo Custode! Non mi lascia mai. Non lo sa nessuno che io ho scritto a lei, perché la lettera, appena terminata, la do al suo Angelo, che è qui, accanto a me, che aspetta. 

Botte diaboliche. 

Il diavolo la tormentava facendole male addosso a furia di colpi. Dice la Santa: Il diavolo ha il vizio di picchiarmi sempre nello stesso posto e mi è venuta una piaga che mi fa soffrire assai in qualunque posizione io stia. Una sera il demonio mi dette un colpo di bastone forte sul collo; mi pareva quasi di morire. Offrii tutto a Gesù e Gesù fu contento. Allora desideravo qualche altro colpo, per offrire quella sofferenza a Gesù; ma il demonio mi fece tanto male da non potere stare a testa alta e neppure spogliarmi e vestirmi. Meno male che l’Angelo mi aiuta! Sia ringraziato Gesù! Il demonio e ritornato a battermi e le botte sono state molte. Mi ha fatto tanto male che mi è venuto da piangere forte. Come sono debole! Sono caduta per terra e Gesù mi ha sollevata e mi ha presa in braccio. Che momenti! Soffrivo, godevo ed ero felice. Non so spiegarmi. Quando Gesù mi ha accarezzato, mi ha anche baciata. Povero Gesù! Quanto si è umiliato! Pare impossibile! E dov’è la grandezza infinita di Gesù, che si umilia tanto davanti a me? Che farò io per Lui?  

 Prima di morire. 

La vita è dono di Dio. Bisogna apprezzarla e conservarla finché a Dio piace. La morte d’ordinario dispiace a tutti. Ci sono degli infelici che se la procurano in momenti di disperazione. Taluni la desiderano perché sono stanchi ed annoiati delle molte spine quotidiane. Costoro si compatiscono. Desiderare la morte, talvolta è un atto d’intenso amore di Dio, quando si brama morire per andare in Paradiso. San Paolo diceva: Desidero morire per essere sempre con Cristo. È questo il caso anche di Santa Gemma, che desiderava ardentemente morire, non per liberarsi dalle sofferenze della vita terrena, ma per unirsi intimamente a Gesù nel Paradiso. E’ bene conoscere i suoi sentimenti al riguardo. Come devo fare a non desiderare la morte, se penso all’eternità, all’amore tanto grande di Gesù? Come è bello pensare alla morte, poiché in Cielo starò tutta con Gesù! L’Angelo Custode mi ha detto che in Cielo diverremo felici come Gesù. Stando così le cose, come devo fare a non desiderare la morte? Oh, con quanto impeto il mio cuore anela l’ultimo istante della mia vita! L’Angelo Custode di Confratel Gabriele è venuto poco fa, ha pregato con me e quante belle cose mi ha detto. L’ultima cosa che mi ha detto e che io ottenga dal mio Direttore Spirituale il permesso di morire tisica. Se Gesù lascia a me la scelta, vorrei andare con Gesù appena morta. Oh, Gesù! Sono tua! Verrò presto da te. Quanto sono felice pensando alla morte! L’anima mia troppo sospira al Paradiso e sento che la morte non mi spaventa.

La Mamma Celeste. 

Chi ama Gesù, non può non amare la Madonna. Santa Gemma, innamorata di Gesù, era anche innamorata di Maria Santissima e la chiamava sempre «Mamma mia».  Quando Gemma ricevette le stimmate, la Madonna era presente, e la ricoprì col suo manto. Sono dolci le espressioni di tenerezza che la Santa provava verso la Madre di Gesù: Io l’amo tanto questa Mamma! E se non l’amo abbastanza, mi deve dare essa un cuore più infiammato e poi mi deve condurre con sé presto in Paradiso con Gesù. Non vorrei lasciare mai occasione per piacere a Lei. Se devo stare ancora un po’ di tempo sulla terra, non voglio stare lontano dalla Madonna. Ora domando una grazia a te, Mamma mia, e mi devi dare una croce, una croce grossa. Questo è un regalo che io voglio; la croce deve essere ben grossa, in modo che con quella possa seguire Gesù Cristo. La Madonna mi fece la grazia il giorno di domenica, festa del Santo Rosario. La grazia è questa: Avevo bisogno di confessarmi ed andai alla Chiesa di San Michele ed aspettai Monsignore. Vedendo che non veniva, avvisai un Chierico; mentre parlavo con lui, passò un Sacerdote, il quale capì che io volevo Monsignore Volpi e disse forte: Che Monsignore e Monsignore? Va’ a vedere se ti riesce d’imbrogliare altri Preti! Mi venne della vergogna, ma mi ricordai che quell’umiliazione era la grazia chiesta alla Madonna. 

Notte dello Spirito. 

Nella vita spirituale c’è la luce del giorno e talvolta il buio della notte. E’ bella, meravigliosa, attraente la vita spirituale quando c’è il fervore; l’anima in tale stato è serena, gioiosa; sente l’attrattiva al bene, la vicinanza di Gesù e può esclamare: Quanta felicità è in me! Ma il Signore prova le anime che vuole arricchire di grazie con il buio spirituale della notte. Tale stato si chiama «aridità di spirito». Le sofferenze dell’aridità sono più forti di quelle fisiche. Nel tempo dell’aridità non si ha gusto a fare il bene; anzi talvolta si sente noia ed anche avversione. La vita diviene pesante e l’anima afflitta dice a se stessa: Gesù non è più contento di me; pare che si sia allontanato da me per la mia cattiveria. Non so come uscire da questo stato. La stessa preghiera mi pare inutile. Giustamente il fervore spirituale somiglia al sole che splende, mentre l’aridità di spirito è come buio fitto della notte. Chi lo direbbe che lo stato di aridità, quando non è volontario, dà più gloria a Dio dello stato di fervore? Gesù dispone che le anime mistiche subiscano il tormento dell’aridità. Santa Gemma non fu esente da questa prova e il suo Direttore Spirituale la premunì: Gemma, preparati a grandi patimenti per amore di Gesù, ma di quelli «salati» e di nuovo genere. Gesù ti darà la forza, se sarai umile e se porrai in Lui tutta la tua fiducia. Gemma così rispose a Padre Germano: Lo stato dell’anima mia è così oscuro che non ci vedo proprio nulla. Il mio Gesù si è in fine stancato di sopportarmi con la mia freddezza. Gesù ha proprio ragione; invece di andare in meglio, vado in peggio. Faccio la Santa Comunione, ma come se neppure la facessi. Prego senza alcun fervore. Spontaneamente piango. Tutto mi affligge. Nessuna persona mi è più cara come prima. Se chiamo Gesù e se lo cerco, neppure risponde internamente; prima Lui stesso mi chiamava; ora io lo chiamo e non mi risponde. Il mio cuore sembra diventato di ghiaccio. Ogni mattina che faccio la Santa Comunione, sembra che il mio cuore diventi sempre più duro. Ripeto questa preghiera: Gesù, rafforza la mia debolezza. Alle volte mi viene una grande disperazione; questo succede senza che me ne avveda. Anche con svogliatezza, prego; lo stare in Chiesa mi annoia. Il tempo che impiego nel fare la meditazione, mi pare di essere in Purgatorio, ma tuttavia la faccio. Sono arrivata al punto che certe volte dubito che Gesù sia veramente nel Sacramento dell’Eucaristia. Tutte le mie preghiere solite le faccio, anzi per dispetto al demonio le accresco. Questo è il mio stato di vita attuale. Il buio della notte ha il suo limite e spunta l’aurora; così l’aridità di spirito quando vuole Gesù cessa. 

Aumento di sofferenze. 

Dice la Santa: Questa mattina dopo la Comunione Gesù mi ha detto due volte: Quando vuoi che io ti accresca la sofferenza?  Io non ho risposto, pensando che se io fossi sola a soffrire, allora andrebbe bene; ma se soffro assai, si disturberebbero molti. Tuttavia mi accorgo che avrò da soffrire di più, perché la Madonna quasi tutte le mattine mi stringe a sé, mi bacia e mi accarezza. E chi non si commuoverebbe a sentirsi tra le braccia della Madre di Gesù? La Madonna mi ripete: Figlia mia, accontenta Gesù e Gesù accontenterà te. Sii buona ed amalo tanto. La Santa continua: L’altra sera venne il mio Angelo Custode, ma era così serio! … Mi aiutò a mettermi a letto e poi se ne andò via. Volevo dirgli: Sarò buona! ma non ne ebbi il coraggio. Per avere un’idea delle sofferenze di Gemma, è bene conoscere quanto scrive Padre Germano alla signora Cecilia Giannini quando essa era molto preoccupata della salute di Gemma: Non abbia timore per la salute corporale di Gemma. Lo stato attuale di codesta cara figliola non è effetto di malattia naturale e quindi né medici, né medicine, né altri rimedi sono indicati: non servirebbero che a farla soffrire maggiormente. Le sofferenze mistiche che vengono direttamente da Dio, non uccidono nessuno; tante volte ne abbiamo avuto prova. Dopo strazi atroci da stritolare un macigno, Gemma è ritornata vegeta e fresca come prima e così sarà pure adesso. L’effetto doloroso potrà prolungarsi per settimane e mesi, ma Gemma non morrà. Perciò, anche quando lei vedesse Gemma boccheggiante, prossima a morire, lei non tema, anzi eviti di darle ristori, perché sarebbero fuori luogo; però non le neghi il conforto morale e non la lasci mai sola quando, ella soffre, ancorché Gemma non cerchi un tale conforto. Riguardo al poco cibo lei non si preoccupi; vedrà ancora di più, che Gemma, quando Dio vorrà, non mangerà affatto e vivrà di sola Comunione quotidiana, senza che la salute ne risenta. Tra le molte e forti sofferenze di Gemma la principale era la dilatazione delle costole e il versamento di sangue dalla stimmata del cuore e dalla bocca. Una vita densa di sofferenze fisiche e morali non scoraggiava Santa Gemma, la quale era sostenuta dall’amore verso Gesù e dal desiderio di andare presto in Paradiso.  

Le due Fiamme. 

La sua vita era arricchita dei contatti col soprannaturale. Così scriveva al suo Direttore Spirituale: Sono due sere che viene l’Angelo. Ieri sera mi fece un po’ piangere perché mi guardava senza parlare; pareva che avesse compassione di me. Nella nottata ritornò per benedirmi e mi disse: Domani mattina non potrai ricevere Gesù! Mi baciò due volte ed andò via. Mi domandò: Vuoi riposare questa notte? Io risposi: Sì! – perché mi sentivo stanca. La mattina fu impossibile andare in Chiesa; non potevo stare in piedi, appena appena potevo articolare le mani; il capo mi faceva molto male e di quando in quando si sollevavano le costole da farmi perdere i sensi. Tutto il giorno sono stata a letto. Gesù mi disse che dovrò andare in peggio con le mie costole; io ho paura che mi si rompano ed allora? … Ma non ho paura di nulla. Chiedo a Gesù la pazienza. Viva Gesù! Sa come faccio quando sono davanti alla Madonna, come pure a Gesù? … Mi metto in ginocchio a terra. Se e Gesù, gli bacio i piedi; se è la Madonna, lei stessa mi stringe a sé e le bacio le mani. Gli Angeli che sono presenti si inginocchiano ed adorano Gesù. Io faccio quello che vedo fare a loro. È venuto Gesù da me ed aveva in mano tutti gli strumenti della sua Passione. Che volesse significare, non lo so. Tutti me li ha fatto vedere, ad uno ad uno, e le tenaglie me le mostrò più volte. Gesù disse: Quale credi che sia la grazia più grande che ti faccio qui sulla terra? E’ di tenerti sul Calvario.  A sentire «Calvario» ho cominciato a capire qualche cosa. In altro momento ho visto Gesù con due fiamme in mano e mi spiegò che una è la fiamma dell’amore e l’altra la fiamma del dolore. L’umanità fu redenta da Gesù Cristo, il quale volle abbracciare generosamente la sofferenza. La sofferenza di Gesù era, per così dire, graduata. Cominciò a soffrire quando nacque nella grotta e giunse al colmo del patire sulla Croce.  Le anime mistiche soffrono abitualmente in un modo o in un altro; ma più s’inoltra il loro stato mistico, e più aumenta il loro patire. Nell’ultimo periodo della loro vita sogliono giungere al colmo della sofferenza; così compiono il loro olocausto, come Gesù lo compi sulla Croce alla fine della vita terrena. 

No lamentarsi. 

Naturalmente, data la debolezza umana, quando si è sotto il torchio della sofferenza, e spontaneo l’emettere lamenti. Il lamentarsi non toglie il patire ma, serve di sfogo momentaneo. Vediamo come si comportava Santa Gemma a questo riguardo. Essa scrive: Oggi, giorno di Natale, vorrei fare a Gesù ciò che fanno gli Angeli; ma poiché non posso fare tanto, prego la Madonna di offrire a Gesù Bambino quelle piccole cosette, o croci, che spesso mi regala. Io mi lamento sempre; non ho ancora smesso di lamentarmi; ma faccio di nuovo il proponimento di non lamentarmi mai più. Oggi, dopo la Santa Comunione, pensavo: Che dolore grande dovette essere per la Madonna dopo che fu nato Gesù, il pensare che poi sarebbe stato Crocifisso! Quale spasimo dovette avere sempre nel cuore! Quanti sospiri dovette mandare e quante volte avrà pianto! Eppure mai si lamentava. Quando poi la Madonna lo vide crocifiggere, anche il suo Cuore di madre fu trafitto, perché so bene che quando qualche male è fatto al figlio in presenza del padre o della madre, soffre ugualmente il figlio ed i genitori. Dunque, la Madonna fu crocifissa insieme a Gesù e mai si lamentò. Dopo queste riflessioni ho fatto il proposito di non lamentarmi assolutamente. Questo proposito l’avevo già fatto e ci avevo atteso assai. Spero di riuscirci.

Umiltà. 

La virtù dell’umiltà attira le grazie di Dio sulle anime, mentre la superbia rovina le anime, perché Dio resiste ai superbi e dà la sua grazia agli umili. È stata la superbia a cambiare gli Angeli in demoni ed a fare cacciare Adamo ed Eva dal paradiso terrestre. Il demonio, che è superbo, suole rovinare le anime con l’orgoglio, la vanità e la vana compiacenza. Assale tutte le anime più o meno fortemente con gli assalti della superbia. Non potendo facilmente riuscire vittorioso sulle anime mistiche, invidioso della loro sorte, non potendole vincere con lo scoraggiamento, dà l’assalto della superbia. Santa Gemma dice: Sabato sera apparve nella mia camera il demonio vestito da Vescovo, con quasi cinquanta bimbi e bimbe, sotto forma di Angioletti, con una candela accesa in mano. Tutti si misero attorno al mio letto e mi adoravano. Impaurita gridai: Quanta gente!  Feci il segno della Croce, ma a nulla giovò. Mi sentivo turbata ed ero prossima a piangere. Mi venne in mente di pregare e venne l’Angelo Custode, il quale fece un soffio e sparì ogni cosa. Era una tentazione di superbia e di vana compiacenza. Il demonio sperava che Santa Gemma si compiacesse di essere qualche cosa di grande. La Santa odiava la superbia; pregava Gesù che le togliesse i segni esterni della Passione, per non essere ammirata da nessuno. Si umiliava di frequente, considerandosi una misera anima peccatrice e spesso chiedeva perdono a Dio dei suoi peccati e recitava l’atto di dolore in ginocchio con la fronte a terra. Quando era davanti a Gesù, chiedeva sempre perdono dei suoi peccati, specialmente quando si comunicava. Soleva dire così: Gesù, non vi facciano paura i miei peccati; non vi faccia ribrezzo la mia freddezza; riguardate solo all’affetto, che porta a voi questa vostra indegna figlia. Desiderava andare presto in Paradiso, ma se ne credeva indegna. L’umiltà rendeva Gemma sempre più cara a Gesù. 

Spada e Corona. 

La Santa era all’età di venticinque anni, e non era molto lontano il giorno della sua fine. Gesù le disse: Presto comincerà per te una vita diversa. Dice la Santa: Il giorno della Passione di Gesù, giovedì sera, venne l’Angelo ed appena ci vedemmo, esclamammo: Viva Gesù e Maria! Poi adorammo la Maestà grande di Dio; sentii nel cuore un vivo dolore dei miei peccati e ne provai tanta pena, che mi vergognavo di trovarmi alla presenza dell’Angelo. Ma lui mi fece coraggio; si tolse una spada dal petto, me la fece vedere e disse che Gesù presto me l’avrebbe messa nel mio povero cuore per mezzo della sofferenza. Poi mi presentò, come altra volta, le due corone, una di spine e l’altra di gigli. Io scelsi quella di spine, la baciai più volte e l’Angelo se né andò. Avvertii forre desiderio di soffrire, di soffrire sempre più, e presto di volare al Cielo. Ma questo mio corpo non si vuole abbattere.

 L’Eucaristia. 

Nell’Arcisinagoga di Cafarneo, parlando Gesù alla folla dopo la moltiplicazione dei pani, disse: Vi darò a mangiare la mia Carne e a bere il mio Sangue; e chiunque mangerà la mia Carne e berrà il mio Sangue, avrà la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Nell’ultima Cena Gesù consacrò il pane ed il vino e disse: Questo è il mio Corpo; questo e il mio Sangue.  Allora fu istituita la Santissima Eucaristia.  Gesù diede il potere di consacrare il pane ed il vino agli Apostoli ed ai loro legittimi successori, dicendo: Fate questo in memoria di me. Da quel momento in poi sino ad oggi e per tutti i secoli, tutte le volte che si rinnova nella Messa il Sacrificio incruento della Croce, abbiamo tra noi Gesù Cristo, vivo e vero, che si dà in cibo alle anime con la Santa Comunione. Quella piccola Ostia Consacrata, che è distribuita ai fedeli, tutti i giorni, è Gesù Cristo, Figlio Eterno di Dio e Figlio della Vergine Maria. Questo si chiama mistero di Fede. Gesù entra in una moltitudine di cuori e talvolta manifesta la sua presenza con prodigi. La storia della Chiesa è arricchita della memoria di molti prodigi eucaristici. Un esempio é il miracolo di Lanciano. Santa Gemma provò in modo straordinario la presenza reale di Gesù Sacramentato. La Santa comunicò per lettera a Padre Germano: Mi lasci parlare della Comunione. Non ne posso più! … Ci saranno delle anime che non comprendono cosa sia l’Eucaristia? È proprio impossibile che vi siano delle anime insensibili alle strette divine, alla misteriosa effusione ardente del Cuore del mio Gesù! Quando mi trovo alla presenza di Gesù dopo la Santa Comunione, talvolta mi sento svenire. Ma se Gesù fa così, presto rimarrà solo nel Tabernacolo ed i fedeli non andranno a comunicarsi. Giorni fa mi lamentai con Gesù: Mio Dio, ma se a tutti fate così, sentirsi bruciare e quasi morire dinanzi a voi quando si comunicano, i fedeli non ci potranno resistere a comunicarsi, e voi rimarrete solo. Ero in Chiesa, ove stava esposto il Sacramento, e mi sentivo bruciare come ricoperta di fiamme e credevo di morire. Ma Gesù amorosamente rispose: Questo lo faccio a te, ma non a tutte le anime. Gesù mi disse che tutta la sua gioia la trova quando s’intrattiene con me. Io ho risposto: Gesù mio, e dove è mai fondato questo vostro piacere? Io sono una misera anima. Dice ancora la Santa: Giorno otto maggio, festa della Madona di Pompei, la Madonna mi fece un regalo. Quanto è bella la Comunione fatta con la Regina del Cielo! La Comunione con la Madonna non l’avevo fatta mai; non mi ero mai comunicata con le mani della Madonna. In quel prezioso momento potei dire solo queste parole: Mamma … Mamma mia! … Quanto godo nel chiamarti Mamma!  E la Madonna disse: Tu godi nel chiamarmi Mamma ed io esulto nel chiamarti Figlia. Quelli furono momenti di Paradiso e durante il giorno la Madonna mi ripeteva le stesse parole. Dice ancora la Santa: Ma possibile che Gesù mi voglia tanto bene? Io sono la più indegna di tutte le creature. Ricevo Gesù nella Santa Comunione. Ma i Serafini che gli stanno attorno, come mai non mi respingono con sdegno? E Gesù mi rispose: Vieni, creatura di fango! Riconosci la tua bassezza! Vieni da me in questo modo; schiacciati sotto il peso della tua indegnità. Dopo la Comunione non posso più reggere a pensare che Gesù tratta cosi l’ultima sua creatura. 

Il Dente di Gabriele. 

Santa Gemma amava molto Confratel Gabriele. Aveva ottenuto di portare addosso un pezzo della cintura del Santo e la considerava una grande reliquia. Il Direttore Spirituale chiese a Gemma questo pezzo di cintura. Come cambio Padre Germano le regalò un dente del Santo. Questa reliquia Gemma l’apprezzava assai e non l’avrebbe ceduta ad alcuno. La Santa chiese a Gesù: Signore, da che cosa devo distaccarmi? Sono distaccata da tutto; E Gesù disse: E quel dente di Gabriele? Non vi sei molto attaccata?  Ma e una reliquia preziosa. E Gesù un po’ serio soggiunse: Figliola, te lo dice il tuo Gesù e basta! Santa Gemma se ne privò e la diede ad una Suora; e quando gliela ebbe data, pianse, perché voleva la reliquia sempre presso di sé. 

Il tramonto. 

Le forze fisiche, come tutte le cose del mondo, hanno un limite. Santa Gemma aveva un corpo debole e tutti i fenomeni mistici nell’assieme influivano nel suo fisico.  Non le faceva paura il pensiero di dover soffrire e non temeva neppure la morte. Nell’ultimo periodo della vita aspirava molto al Paradiso. Arrivò a dire: Sono assai contenta perché vedo che il tempo della mia vita scorre lesto ed è tutto tempo in meno da stare in questo povero mondo. Diceva: Non so il mese ed il giorno in cui morrò; ma bisogna che mi prepari bene. Le anime mistiche, man mano che si avvicinano alla morte, hanno da soffrire più del resto della vita, perché alle sofferenze fisiche si aggiungono gli assalti e le insidie diaboliche; anche Gesù, la Madonna e l’Angelo Custode intensificano la loro assistenza, poiché il demonio fa di tutto per trascinare le anime alla disperazione. Disse la Santa: Vidi una bella signora avvicinarsi a me, mentre ero a letto. Era la Madonnina, la quale mi guardava, sorrideva e mi diceva. Cara figlia, quanto incenso gradito tu mi dài!  Mi prese in braccio e mi sentivo morire per la troppa dolcezza. La Madonna mi disse: Perfezionati nello spirito e presto ti condurrò in Paradiso. Era sempre ammalata, tanto ammalata. La febbre continuava senza interruzione ed aveva anche spesso boccate si sangue. Il polmone destro non funzionava più. Aveva segni chiari di morte vicina. Il demonio non la lasciava in pace con scosse per tutto il corpo da fare tremare il letto, con un peso enorme posato sopra di essa da non potersi muovere. Pregava Gesù che la portasse presto in Paradiso, perché nel mondo non voleva starci più. Come una lampada ad olio va spegnendosi lentamente per mancanza di olio, così lentamente andava spegnendosi la vita di Santa Gemma, la quale era assorta in Dio e gli offriva con amore la vita. Nel momento stabilito da Dio, serena nello spirito e nel volto, assistita da Gesù, dalla Mamma celeste e dal suo Angelo Custode, lieta di unirsi per sempre al Creatore, emise l’ultimo respiro.

L’olocausto era compiuto. 

La morte avvenne l’undici aprile 1903. Aveva venticinque anni. Come si vive, così si muore! La notizia della morte presto si diffuse. Taluni vollero studiare la vita di Santa Gemma per assicurarsi se i suoi fenomeni fossero stati frutto d’isterismo o veri fenomeni mistici. Il più adatto in materia era il Direttore Spirituale, Padre Germano, il quale pubblicò la vita della Santa e divenne il Postulatore della Causa Canonica. Il Processo Canonico informativo cominciò a Lucca il tre ottobre 1907. Il Sommo Pontefice Pio XI riconobbe l’eroicità delle virtù di Gemma ed il quattordici maggio 1933 firmò il Decreto della Beatificazione. La suprema esaltazione della «povera Gemma», fu celebrata il 2 maggio 1940 dal Papa Pio XII, che la dichiarò Santa. Il corpo della Santa si trova nel Santuario Monastero delle Suore Passioniste di Lucca. 

Conclusione. 

Riflettendo sulla vita di Santa Gemma, si vede che c’è moltissimo da ammirare ed anche molto da imitare. Si faccia circolare questo scritto, perché produrrà certamente frutti spirituali. Si fa rilevare che nella Chiesa Cattolica ci sono state, ci sono e ci saranno anime mistiche di diversa portata, quale Consolata Ferrero, Consolata Betrone, Lucia Mangano, Teresa Neuman, ecc… Ma Santa Gemma, a giudizio di persone competenti, può stare a fianco di Santa Caterina da Siena. La Chiesa Cattolica può paragonarsi ad un grande albero. Davanti ad un albero si ammira il tronco, i rami, le foglie, i fiori ed i frutti; ma quasi nessuno pensa alla radice dell’albero, perché nascosta sotto terra e calpestata. La schiera delle anime mistiche è una discreta parte della radica della Chiesa Cattolica; con le sofferenze, con le preghiere e con l’amore di Dio, tali anime cooperano molto alla salvezza dei peccatori. Occorre pregare per le anime mistiche, perché hanno bisogno dell’aiuto altrui per sostenere il grane peso dello stato mistico. Sono lodevoli coloro che talvolta fanno celebrare delle Sante Messe per sostenere tutte le anime mistiche. 

APPENDICE 

I CINQUE SABATI DELLA MADONNA 

Il Sacro Cuore di Gesù domandò a Santa Margherita Alacoque nove Comunioni Riparatrici da farsi per nove mesi consecutivi nel Primo Venerdì e fece la Grande Promessa di assicurare il Paradiso.  Assicurazione del Paradiso significa che il Sacro Cuore darà tanta grazia ed assistenza, specie al momento della morte, da fare spirare nella sua divina amicizia chi compie bene la pratica delle nove Comunioni. Anche la Madonna, sotto il titolo di Cuore Immacolato, domandò a Lucia di Fatima le Comunioni Riparatrici, però non nove, ma cinque e da farsi nei Primi Sabati del mese. C’e anche la Grande Promessa della Madonna inerente alla pratica dei Primi Sabati. Si espongono le condizioni per meritarla. 

 Le condizioni. 

La prima condizione è questa: essere. in grazia di Dio. Se si e perduta, può riacquistarsi con la Confessione. 

La seconda condizione e che si riceva la Comunione nel Primo Sabato del mese e questo per cinque mesi consecutivi. Se s’interrompono, devono ricominciarsi.  La terza condizione è la recita del Rosario; e sufficiente la terza parte, cioè la recita di cinque postine. Il Rosario può dirsi da soli o in compagnia.  La quarta condizione e fare compagnia alla Madonna per un quarto d’ora, meditando i misteri del Rosario, o tutti quindici oppure qualche mistero particolare. Ci sono dei libretti in proposito, ma chi e capace può farlo anche senza l’aiuto del libretto, riflettendo sui vari misteri. 

La quinta ed ultima condizione e avere l’intenzione di comunicarsi per riparare gli oltraggi che riceve il Cuore Immacolato da parte dei bestemmiatori. Questa intenzione è sufficiente metterla quando comincia il turno delle cinque Comunioni. 

 Perseveranza. 

Molti, che fanno le Comunioni dei Primi Venerdì, non si contentano di farne un turno, due o tre, ma ormai hanno la buona abitudine di comunicarsi sempre, ininterrottamente, in tutti i Primi Venerdì; fanno così per anni ed anni, sperando poter continuare sempre.  Lo stesso si raccomanda per i Primi Sabati: prendere l’abitudine di comunicarsi tutti i Primi Sabati del mese, procurando di perseverare per tutta la vita. Se la Grande Promessa è stata fatta dalla Madonna a chi la ripara con un solo turno dei Primi Sabati, ne usufruiranno di più certamente coloro che ripetono i turni per tutta la vita.  Chi legge questo scritto è invitato a fare alla Vergine la seguente promessa, la quale non obbliga con responsabilità di peccato: «Cuore Immacolato di Maria, con amore filiale vi prometto che finché sarò in vita, farò il possibile per comunicarmi in tutti i Primi Sabati». Che aumenti sempre più il numero delle anime disposte a fare ed a mantenere questa promessa!  Essere apostoli.  Altro è avere una devozione ed altro e esserne apostoli. Chi è devoto compie qualche particolare pratica; invece chi è apostolo diffonde la devozione. Di certo danno maggiore gloria a Dio gli apostoli, anziché i semplici devoti. Gesù, dopo aver fatto la Grande Promessa ai devoti del suo Divin Cuore, aggiunse: «Il nome di quelli che diffonderanno questa devozione, sarà scritto nel mio Cuore e non sarà cancellato giammai!». In base a ciò, si può arguire lo stesso per chi diffonde la devozione al Cuore Immacolato e specialmente la pratica dei Primi Sabati: «Chi glorifica il mio Cuore Immacolato si assicura una protezione speciale ed i nomi di quelli che diffonderanno i Primi Sabati saranno sigillati nel mio Cuore e non ne verranno mai più cancellati!». Chi non brama poter dire: Il mio nome è scritto nel Cuore Immacolato di Maria? Per meritare tanta grazia si suggerisce: Ogni Primo Sabato portare ai piedi della Madonna una o due anime, peccatrici o tiepide o indifferenti. Per riuscirvi, durante il mese si trovino tali anime e si dispongano bellamente alla Comunione del Primo Sabato. Chi volesse, potrebbe riuscirci. (Don Giuseppe Tomaselli) 

MENSA EUCARISTICA 

La S. Comunione si riceva spesso, devotamente e con frutto. 

Preparazione prossima. 

1. – Non basta essere in grazia di Dio, cioè senza alcuna colpa grave. Conviene avere il cuore mondo, purificato anche delle colpe leggere, il che si ottiene con un atto di vero pentimento, da farsi prima di ricevere Gesù. 

2. – Ci si umilii sentitamente, recitando con fede la bella invocazione liturgica: « Signore, non sono degno che Tu entri nel mio cuore! … » ecc. 

3. – Si abbia il contegno devoto e l’abito modesto.  Comunione. 

l. – Ricevendo Gesù, fare possibilmente questa preghiera: 

Gesù, mio Salvatore e Redentore, ti ringrazio che sei venuto nel mio cuore. Poiché non sono capace di adorarti degnamente, ti offro le adorazioni della Madre tua, Maria, e di tutta la Corte Celeste.

Angelo mio Custode, ringrazia e adora tu Gesù per me! 

Intendo, Gesù mio, con questa Comunione adorarti, amarti e benedirti per coloro che non ti adorano, non ti ama no e non ti benedicono. 

Intendo riparare tutti i peccati che si sono fatti e si faranno, specialmente i miei e quelli delle persone a me care. Distruggi con il tuo Divin Sangue tutte le colpe dell’umanità, in particolar modo i sacrilegi, le bestemmie, i delitti e gli scandali. Nel tuo Divin Cuore e nel Cuore Immacolato e Addolorato di Maria metto tutte le anime più bisognose della tua Misericordia. Ti raccomando i Sacerdoti, i moribondi, le anime del Purgatorio, i miei nemici ed i bisogni della tua Santa Chiesa. Amen! 

2. – Terminata la suddetta preghiera, fare qualche proponimento, ad esempio, evitare lungo il giorno una data mancanza, ovvero compiere un particolare atto di virtù. 

3. – Fatto il ringraziamento e finita la Messa, finché non si sia usciti dalla Chiesa osservare bene il silenzio e non rivolgere la parola ad alcuno senza una urgente necessità. 

L’ora più preziosa. 

Dalla Comunione alla fine della Messa passano pochi minuti. E’ doveroso il ringraziamento.  Chi per forti motivi dovesse uscire dalla Chiesa appena finita la Messa, conservi per qualche tempo un relativo raccoglimento; chi può fermarsi ancora in Chiesa, continui il suo ringraziamento. 

Le ragioni sono varie; se ne rileva una in particolare.  Finché le Sacre Specie Eucaristiche perdurano, cioè non si consumano nel corpo umano, resta la presenza reale di Gesù Cristo, vivo e vero; per conseguenza il corpo di chi si comunica diviene un Tabernacolo vivente. Non púò precisarsi quanto tempo durino le Specie Eucaristiche nel corpo di chi si comunica; ciò dipende dai vari organismi. Per taluni potrebbero bastare dieci minuti, per altri un quarto d’ora, per altri mezz’ora e forse più. Nel giorno ci sono ventiquattro ore; però l’ora più preziosa e da santificare in modo speciale è quella che segue la Comunione. Durante quest’ora: 

1. – Si conservi un discreto e relativo raccoglimento, pur attendendo ai propri doveri. 

2. – Si recitino, ad intervalli, devote giaculatorie, sollevando spesso la mente ed il cuore a Gesù. E’ anche preghiera il canto di lodi sacre. 

3.- Si evitino le piccole mancanze volontarie. 

Sia santificato anche il resto della giornata, in modo che chiunque avvicini chi ha ricevuto Gesù, si accorga che questi si distingue dagli altri, per la prova che ne dà con la pazienza, la dolcezza e la carità.  Lungo il giorno si dica: Gesù, ti ringrazio che sei venuto nel mio cuore! 

Riflessioni. 

1. -Fa pena il vedere taluni che, ricevuta la Comunione, dopo due o tre minuti, usciti dalla chiesa, riprendono la vita quotidiana distratti, dissipati, mostrandosi nei rapporti col prossimo alteri, superbi ed intolleranti, poco curandosi della carità e del buon esempio. Quale frutto ricevono costoro dalla Comunione, forse quotidiana? A costoro Gesù potrebbe dire: Povere anime, così vi accostate alla Mensa Eucaristica? Non sapete assimilarmi bene e vivere la vita di un Dio, ricevuto e mangiato con infinita umiltà ed annichilimento di me stesso!  Abbiate amore nel ricevermi, amore nel fare il ringraziamento, amore nel conservarmi bene nei vostri cuori, amore nel circondarmi di attenzioni, amore sempre ed ovunque. Questa è la mia sete scottante quando mi do alle anime: amare ed essere amato!  Voi che vi comunicate, riflettete quale onore io, Dio, dono a voi nel permettere che vi nutriate di me! Voi, misere creature, ricevete l’Onnipotente, l’Infinito. Se gli Angeli invidiano la vostra sorte, voi dovreste almeno rassomigliare a loro per darmi degna dimora. Il lamento di Gesù potrebbe estendersi ancora: Quanto si è avari con me! Tante anime mi ricevono tutti i giorni e non mi offrono nulla che possa appagare i miei desideri di un infinito amore! Io mi dono tutto, senza riserve; non limito il mio sviscerato amore nel donarmi alle anime; ma esse, ahimé, quanto sono avare nel donarsi interamente a me! Molte anime mi sono vicine con la Comunione, però non sono tali quali la sete del mio amore desidera, possederle. Vorrei, in chi mi riceve, la completa assimilazione, il totale spogliamento del più piccolo piacere che possa trovare fuori di me e che non offra nessun atomo d’incenso al mio nemico, Satana. Quanti cuori profumati desidero trovare all’incontro del mio Eucaristico Amore! Versare in essi tutto il mio delirio ardente di amore! … Ma tante anime non si lasciano prendere, non si lasciano invadere e non comprendono affatto cosa voglia dire: avere un cuore pieno di Dio!  Tu che leggi, rifletti e rispondi nei tuo intimo! 

Come ti prepari alla Comunione? … Come t’intrattieni con Gesù, quando l’hai ricevuto?… Quale frutto ricavi da tante Comunioni?… Una Comunione ben fatta dà tanta gloria a Dio ed a tutta là Corte Celeste. 

2. -La seconda riflessione è la seguente: Quando ci si presenta alla Mensa Eucaristica, il Sacerdote depone Gesù sulla lingua del comunicando. E’ quindi la lingua che ha il primo contatto diretto con Gesù. La lingua! … Ognuno che si comunica dovrebbe dire a se stesso: Ma questa lingua è veramente degna di toccare Gesù? … E’ così pura, immacolata e santa da mettersi a contatto con le Carni Immacolate del Figlio di Dio?… Non mi è servita ad offendere Gesù con mormorazioni, critiche, bugie, parole e discorsi poco decenti e parole di ribellione alla volontà di Dio?…Si faccia di tutto per presentarsi a Gesù con la lingua monda da ogni colpa, per comunicarsi senza rimorsi… 

OFFERTA DI VITTIMA

Gesù cerca un esercito di «anime vittime». Si consiglia a chi vuole andare incontro ai desideri di Gesù, la lettura del libretto «Anime ostie». Riporto una pagina di tale scritto: Scegli, o anima pia, una data solenne per fare a Gesù la tua offerta di vittima; conviene che ti prepari con un devoto novenario. In questi nove giorni purificherai il tuo cuore con una Confessione particolare ed offrirai le opere buone in riparazione dei peccati commessi, in ringraziamento dei benefici ricevuti e per impetrare nuove grazie. Quando sarai ben preparata, dopo di aver ricevuta la Santa Comunione farai la seguente offerta: «O Dio, onnipotente ed eterno, che mi hai creata per amarti con tutte le mie forze, dégnati ricevere l’umile mia offerta!  Alla presenza della Vergine Maria e del mio Angelo Custode e di tutta la Celeste, mi offro a te come vittima d’amore e di riparazione per i peccatori. So che sono debole, ma so pure che tu sarai la mia forza. Eccomi disposta ad accettare con umile sottomissione le croci, che nella tua bontà vorrai mandarmi, intendendo con ciò venire in aiuto a tanti poveri peccatori. «Maria Santissima ed il mio Angelo Custode ti offrano continuamente tutto ciò che faccio e dico, specialmente le sofferenze.  «Intendo rinnovare quest’atto ad ogni palpito del mio cuore. Amen! ».  Ogni anno é bene rinnovare con solennità l’offerta di vittima, facendola precedere sempre da un triduo privato. Dopo che avrai fatto questa consacrazione, lavorerai con più intensità nel tuo spirito.  Inizierai così un nuovo periodo della tua vita spirituale. (Da «Anime Ostie.»). 

 Pro unione Chiese Separate 

Uno dei più grandi problemi religiosi è la Conciliazione delle Chiese Cristiane Separate con la Chiesa Cattolica. La Chiesa di Gesù Cristo non è ancora un solo Ovile sotto un solo Pastore. 

Si compia la pratica delle Domeniche Santificate per impetrare dallo Spirito Santo la luce divina ai capi delle Chiese Scismatiche, Ortodosse e Protestanti. Affinché riconoscano la suprema autorità del Papa, legittimo Successore di San Pietro nella Sede di Roma. Nessun Cattolico resti indifferente davanti a questo urgente problema! Le anime zelanti diffondano, a voce e, per iscritto, i vantaggi di questa Crociata. Pratica. Ogni fedele sia un apostolo e trovi almeno una decina di persone da disporre alla Comunione domenicale. (Da “Domeniche Santificate”) * * * 

DONO A GESU’ 

Diceva Gesù ad un’anima: «Chi si pente del suo peccato e lo ripara sovente, mi dà prove grandi di amore. Essa mi diviene così cara, che la unisco a me. Tu offrimi spesso i tuoi peccati, «con pentimento», e io ti dono le mie carezze spirituali». Pratica: Offrire spesso a Gesù i propri peccati e anche quelli del mondo. Fare questa offerta, baciando possibilmente le Piaghe del Crocifisso. Giaculatoria: Gesù, metto nelle tue Piaghe i miei peccati e quelli degli altri! Distruggili! 

Preghiera Domenicale

Si raccomanda ogni domenica la recita di questa preghiera: «Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo: al Padre che mi creato, al Figlio che mi ha riscattato ed allo Spirito Santo che mi ha santificato. «Gloria al Padre, che genera il Figlio per via di cognizione; gloria al Figlio, che è generato dal Padre; ed allo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio per via d’amore. «Gloria al Padre, che è principio del Figlio; al Figlio, che è splendore ed immagine vivente del Padre; ed allo Spirito Santo, che è l’amore del Padre e del Figlio. «Gloria, benedizione, salute, omaggio ed adorazione all’augustissima ed ineffabile Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo, solo Dio in Tre Persone. «Noi crediamo ad adoriamo il mistero della SS. Trinità ed offriamo tutte le azioni di questo giorno in onore di questo Sacratissimo Mistero!». 

Venerdì

Verso le ore tre del pomeriggio, si recitino cinque Pater, Ave e Gloria in onore delle cinque Piaghe. Tale preghiera è bene farla in comune, nelle famiglie, nei laboratori e negli Istituti.  Lungo il giorno si dica: «Eterno Padre, io vi offro per il Cuore Immacolato di Maria il Sangue di Gesù Cristo, per la santificazione dei Sacerdoti e la conversione dei peccatori, per i moribondi e le anime del Purgatorio». 

Umiltà

Pratica: 

l° Allontanare i pensieri di superbia, di vanità e di gelosia. 
2° Non disprezzare alcuno e non trattare con alterigia gl’inferiori. 
3° Accettare in silenzio le umiliazioni, senza scusarsi, quando questo non porta conseguenze. 
4° Evitare la vanità, cercando di piacere piuttosto a Dio che alle creature. 
5° Fare lungo il giorno parecchi atti d’umiltà, internamente. 

Sette Ave all’Addolorata 

Fu rivelato a S. Elisabetta Regina che S. Giovanni Evangelista desiderava vedere la Madonna dopo la sua Assunzione. Gli apparve la Vergine e Gesù. In tale occasione Maria SS. chiese a Gesù qualche grazia speciale per i devoti dei suoi dolori. 

Gesù promise: 

1° Chi invoca la Divina Madre per i suoi dolori, prima della morte meriterà fare vera penitenza dei suoi peccati. 
2° Custodirò questi devoti nelle loro tribolazioni, specialmente al tempo della morte. 
3° Imprimerò loro la memoria della mia Passione, con grande premio in Cielo. 
4° Porrò questi devoti nelle mani di Maria, affinché Ella ottenga loro tutte le grazie che vuole. 

(Dalle «Glorie di Maria») 

Pratica: Recitare ogni giorno sette Ave Maria alla Vergine Addolorata. 

La giornata degli ammalati

Si presenta la giornata di un infermo e si suggeriscono i mezzi per passarla santamente. Al cominciare del nuovo giorno si dica: O Signore, vi offro le sofferenze di questa giornata. Unisco il mio patire a quello da Voi avuto sulla Croce; santificatelo ed avvaloratelo con i vostri meriti! Non si può pretendere che chi soffre reciti lunghe preghiere; facilmente la stanchezza vince la buona volontà. Si supplisca con le giaculatorie. Eccone alcune: Signore, sia fatta la vostra volontà … Gesù mio, misericordia! … Sollevate, o Signore, coloro che soffrono come me! . . . Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia! … Sono dolorose certe medicazioni. Per sopportarle meglio, si pensi a Gesù Cristo in atto di essere flagellato. È bene pensare anche alla crocifissione. Pensando a ciò l’infermo dica:

O Signore, Voi tanto patiste per me! Accettate le mie sofferenze in isconto dei peccati e per convertire qualche peccatore!